Fichi d’India, il frutto venuto da lontano diventato simbolo del Mediterraneo

1. La pianta

Il fico d’India è il frutto prodotto da una pianta appartenente alla famiglia delle Cactaceae, conosciuta con il nome scientifico di Opuntia ficus-indica. Si tratta di un cactus caratterizzato da « foglie » spesse, piatte e ricoperte di spine (in realtà sono cladodi, non vere foglie). Produce fiori grandi e colorati che si trasformano nei frutti commestibili, noti anche come « tonni ».

Perché si chiama « fico d’India »?

Il nome deriva, molto probabilmente, da un errore storico. Quando Cristoforo Colombo, nel 1492, approdò nelle Americhe, era convinto di essere in India. Portò con sé questi frutti alla corte reale spagnola, che furono così chiamati « fichi d’India ». In realtà, gli Aztechi li conoscevano già e li chiamavano nopali.

I frutti variano molto per forma e colore: possono essere gialli, arancioni o rossi, con tonalità vivaci e accese. I più tondeggianti sono considerati primizie, mentre quelli più allungati sono tardivi. Il peso può variare dai 150 ai 400 grammi


2. Valori nutrizionali (per 100 g di frutto)

Non si mangia solo il frutto del fico d’India: anche i petali dei fiori e le pale possono essere usati in cucina o in erboristeria. Qui sotto trovi i valori nutrizionali relativi alla sola polpa del frutto:

  • Acqua: 83,2 g

  • Calorie: 63 kcal

  • Proteine: 0,8 g

  • Grassi: 0,1 g

  • Colesterolo: 0

  • Carboidrati: 12 g

  • Fibre: 5 g

  • Sodio: 1 mg

  • Potassio: 190 mg

  • Calcio: 30 mg

  • Fosforo: 25 mg

  • Ferro: 0,4 mg

  • Vitamina C: 18 mg

  • Vitamina A (retinolo equivalente): 10 µg

3. Proprietà

I fichi d’India sono considerati un vero e proprio superfood. Nella medicina popolare messicana, la polpa e il succo del cactus vengono utilizzati per trattare ferite, problemi digestivi, gonfiori addominali e infezioni urinarie.

Dai valori nutrizionali emergono diverse proprietà interessanti:

  • Ricchi di potassio, calcio e fosforo

  • Buona fonte di vitamine C e A

  • Alto contenuto di fibre, utili per stimolare il transito intestinale

  • Basso apporto calorico, ideale per regimi dietetici leggeri

4. Controindicazioni

Anche se generalmente sicuri, i fichi d’India possono causare disturbi gastrointestinali (nausea, gonfiore o lieve diarrea) in soggetti sensibili.

Attenzione al consumo eccessivo: può causare blocco intestinale a causa dell’alto contenuto di fibre e dei piccoli semi presenti nella polpa.

Inoltre, potrebbero abbassare i livelli di zucchero nel sangue, quindi è bene prestare attenzione se si soffre di diabete o ipoglicemia, specialmente in concomitanza con farmaci specifici.

5. Come si mangiano

Mangiare i fichi d’India richiede qualche precauzione: sono ricoperti di piccole spine sottili e pungenti, per cui vanno maneggiati con guanti e lavati sotto l’acqua corrente per ridurre la pericolosità delle spine.

Ecco come pulirli:

  1. Taglia le estremità del frutto (la base e la parte superiore).

  2. Incidi la buccia verticalmente nel senso della lunghezza.

  3. Rimuovi la buccia facendo leva con la lama del coltello e sbuccia il frutto.

Una volta puliti, possono essere:

  • Mangiate al naturale, a fettine

  • Inseriti in macedonie

  • Utilizzati per fare marmellate, succhi di frutta o liquori

  • Abbinati a piatti di carne, per contrastare sapori decisi

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